C5 TIME per la rubrica "PRIMA PAGINA PER". In questa 78ª uscita abbiamo il piacere di intervistare NICOLA FARRONATO, il Mister del Romano C5, fresco di promozione in Serie C2 stagione 2025/26.
Farronato Nicola, Classe '76 di Bassano del Grappa (VI). Avvocato di professione. Ex giocatore di hockey in età giovanile dove ha ottenuto prestigiosi risultati, ha poi calcato il parquet di calcio a 5 in diverse società locali, fino a cimentarsi nel ruolo di allenatore con patentino di calcio a 5.
Benvenuto, Nicola. Cosa si prova nel riportare il ROMANO C5 in Serie C2? Essere campioni del Girone B di Treviso con un bottino di 48 punti, 15 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, 97 reti realizzate e 51 subite è un traguardo importante. Com'è stata la tua esperienza da Mister coadiuvato da un altro Mister come Cristopher Moro? Farronato Nicola > Cristopher è giovane, non è un tattico, non ha basi motorie da insegnare, ma ritengo sia molto più preparato di altri allenatori sulla piazza: ha intuito e sa valutare le caratteristiche di ogni giocatore come pochi. Ma lo stimo soprattutto per una caratteristica: ha una passione smisurata per il calcio a 5 e per lo sport in generale. Ma non una passione egoriferita. Un sentimento vero e puro. Ormai gli voglio bene. Per quanto mi riguarda a Romano è stata un'esperienza inaspettatamente forte. Non avrei mai pensato di venir contagiato da tanto entusiasmo: è una squadra con un seguito di pubblico e di interesse complessivo che non ho trovato in categorie ben più importanti. La dimensione del romano oggi è quella che giustamente occuperà il prossimo anno, ma non escludo che nel medio periodo possa fare ulteriori passi.
Nicola, solamente alla 10ª giornata siete riusciti ad agguantare in vetta l'inarrestabile FUTSAL VEDELAGOGINNASTICA e poi è stata una sfida a distanza fino alla 15ª tra voi FUTSAL VEDELAGOGINNASTICA, PROMO e MITTICI ma non avete più commesso passi falsi fino alla 22ª giornata. Quali elementi hanno reso il ROMANO C5 così continuativo e granitico? Farronato Nicola > Il cammino è stato quello che hai descritto. I Mittici avevano una squadra molto forte, ma probabilmente una rosa un po' corta. La Promo, dal canto suo, era una squadra esperta che giocava sfruttando gli errori degli avversari. A mio parere, il Vedelago è stata l'avversaria più completa. L'ultima partita d'andata contro di loro è stata di una categoria superiore, molto aperta, non speculativa e corretta. È importante sottolineare che la completezza del Vedelago non riguarda solo i giocatori, ma anche la società e mister Giason, una persona molto competente e un tecnico preparato. Cosa ha reso il Romano così continuo? I giocatori del Romano sono tutti di vecchio stampo, compresi i più giovani.
Da Mister navigato cosa ti ha più impressionato della tua squadra? Farronato Nicola > Non mancano mai a un allenamento e sono affamati di apprendere. Ci sono dei senatori che, se notano qualcuno svogliato, lo “bastonano” per tutta la durata della seduta. Queste sono basi fondamentali che compensano alcune difficoltà tecniche della squadra. Sembra proprio una squadra guidata da Nereo Rocco.
Adesso vi preparate ad affrontare una categoria competitiva come la Serie C2 Veneta. Tu resterai alla guida del ROMANO C5 anche per la prossima stagione? Farronato Nicola > La speranza di tutti è di rimanere per continuare ciò che abbiamo iniziato.
Se dovessi essere nuovamente il timoniere del ROMANO C5, cosa chiedi all'entourage societario vicentino alla voce: nuovi innesti e staff? Farronato Nicola > A livello di giocatori, desidero uomini veri, non finti fenomeni. Non mi interessa se sono giovanissimi o provengono dal calcio a 11. Christopher ed io siamo qui proprio per questo: a ogni allenatore piacerebbe trovare giocatori già pronti, ma la vera sfida è formare, non solo dirigere. È chiaro che ci saranno difficoltà maggiori, ma di certo non ci spaventano.
Numerose stelle del calcio professionistico a 11 hanno iniziato la loro carriera nel mondo del calcio a 5, e la lista sarebbe davvero lunga. Nicola Farronato, esperto conoscitore in questo sport, quanto ritieni sia fondamentale per un giovane iniziare la sua avventura sportiva in questa disciplina, che in Italia fatica ancora a decollare? Quali vantaggi offre il calcio a 5 a un giovane in fase di formazione? Ferrari Diego > Non serve una laurea per capire che i bambini, fin da piccoli, possono trarre maggior beneficio dal calcio a 5 rispetto al calcio a 11. In tenera età, è fondamentale sviluppare la tecnica e la tattica individuale, oltre ad avere una buona comprensione della tattica collettiva, che riguarda l'occupazione degli spazi e la loro aggressione. Devono imparare a dettare le linee di passaggio e a smarcarsi, e, soprattutto, devono innamorarsi del pallone. Non c'è altro. In questo senso, il calcio a 5 è ideale, poiché offre spazi ridotti in cui il pallone viene toccato frequentemente. Tuttavia, ci sono molte variabili da considerare. Spesso, i genitori non sono in grado di capire se il proprio figlio sia più adatto al calcio a 5, al calcio a 11, al tennis o all'hockey. Idealmente, questa scelta dovrebbe essere guidata da professionisti del settore e dai bambini stessi, ma forse ciò è solo un'utopia. La mia visione prevede una grande struttura polivalente, con numerosi sport e tecnici qualificati, dove i genitori possano portare i loro figli e, nei primi anni dell'età motoria, fare esperienze con diversi sport. In questo modo, l'inclinazione di ciascun bambino emergerebbe sotto l'osservazione di esperti. Il fatto che il futsal fatichi a decollare rappresenta un problema annoso, con considerazioni che sono molteplici e che non posso affrontare in questa sede. Di certo, meritiamo una rappresentanza migliore da parte di una federazione che spesso mostra miopia. È fondamentale investire, pubblicizzare e creare entusiasmo attorno a questo sport. Il calcio a 5 è rimasto in bilico tra l'essere semplicemente un gioco fra amici e l'essere riconosciuto come uno sport. La spinta verso una direzione o l'altra è necessaria: dobbiamo rendere il futsal visibile in televisione e nei grandi palazzetti, sperando che emergano campioni che possano attrarre l'attenzione, proprio come sono stati Alberto Tomba nello sci, Marco Pantani nel ciclismo o Federica Pellegrini nel nuoto. Oggi, con l'ascesa di Jannik Sinner, stiamo assistendo a un incredibile ritorno al tennis. Ricordo che, quando Tomba gareggiava, i telegiornali interrompevano le trasmissioni per mostrare le sue performance. Un altro problema da affrontare riguarda le strutture: non si può "obbligare" le società a avere un settore giovanile se devono condividere una palestra con altre società che praticano sport diversi, come pallavolo, ping-pong, arrampicata o basket. Al massimo, si potrebbe prevedere una leggera -sanzione per quelle società che non sviluppano il settore giovanile, ma resta da chiarire come verranno utilizzati questi fondi. Questo aspetto fa una grande differenza. In un mondo ideale, bisognerebbe costruire nuove palestre o allocare quei fondi alle società che già hanno un settore giovanile, in modo da stimolare altre società a seguirne l'esempio. In tal modo, la sanzione sarebbe vista in modo più positivo e accettabile. Infine, c'è il tema degli allenatori, che dovrebbero essere anche educatori. Tuttavia, allenatori preparati, con una formazione adeguata e una cultura generale sufficiente, hanno un costo, ed è giusto che sia così. Spesso, però, l'allenatore nei settori giovanili è una persona non qualificata, come, ad esempio, il pasticcere del paese o un ex giocatore che fa fatica a esprimersi correttamente in italiano. Personalmente, non vorrei che mio figlio fosse seguito da qualcuno in queste condizioni.
Qual è il sogno nel cassetto di Nicola Farronato nel Futsal? C'è un obiettivo che aspiri a raggiungere nella tua carriera? Farronato Nicola > Non sono mai stato particolarmente emotivo e non vivo di sogni. Forse l'unico sogno che nutro è di aver messo da parte abbastanza soldi, un giorno, per dedicarmi completamente a fare il mister, magari nei settori giovanili. Sono un avvocato che ama lo sport e la competizione; lo sport mi ha dato e insegnato molto. Non sopporto i finti allenatori che, pur di “far gruppo”, ripetono lo stesso allenamento per tutto l'anno senza comprendere le finalità degli esercizi che propongono. Questi soggetti sono presenti a ogni livello. Il mio auspicio è che ci sia più meritocrazia e che i ruoli all'interno di una società siano ben definiti: il presidente faccia il presidente, il mister faccia il mister, l'allenatore dei portieri si occupi di quello e i dirigenti svolgano il loro compito. Altrimenti, rischiamo di tornare sempre al pasticcere del paese che allena.
Grazie a Nicola per la sua disponibilità. In bocca al lupo per la nuova stagione e buona vita.
Nicola Cecchinato dalla Redazione di C5 TIME vi saluta e vi dà appuntamento alla prossima uscita, con una nuova intervista per la rubrica “PRIMA PAGINA PER”.